«Nel settembre del 1972, venni fra voi per iniziare con voi un cammino di fede, di amore e di speranza. (Così ha scritto don Arturo, rivolgendosi ai parrocchiani di "S. Caterina da Siena". Volendo fare un bilancio spirituale di questo nostro cammino comunitario, il mio pensiero va alle parole di Gesù: "Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa!" (Mc 4,26).
Sì, così è stato anche per noi: il piccolo seme gettato, l'abbiamo visto germogliare e crescere; e come, noi stessi non lo sappiamo! Il regno di Dio è una realtà profonda e misteriosa che s'instaura nel segreto dei cuori sotto l'azione onnipotente dello Spirito Santo, e non si può misurare con metri umani: "Il regno di Dio non viene in modo da attirare l'attenzione - dice Gesù - e nessuno dirà: Eccolo qui, o eccolo là. Perché il regno di Dio è in mezzo a voi!" (Lc 17,21).
Amo ricordare questo nostro cammino, come quello del popolo d'Israele nel deserto verso la Terra Promessa, un cammino in cui il Signore ci ha condotti con "segni" e "prodigi", camminando alla nostra testa di giorno con una colonna di nube, per guidarci sulla via da percorrere, e di notte con una colonna di fuoco per farci luce (Esodo 13,21).
La nube era un segno arcano e imprevedibile che segnava il cammino e le sue soste. Quando questa nube misteriosa, che nelle soste copriva la tenda del Tabernacolo, s'alzava, Israele si rimetteva in cammino (Cfr. Numeri 9, 22 - 23).
La "nube" si fermò per noi su questo luogo, per tre anni, e qui piantammo il nostro primo accampamento.
Era un negozio sfitto in Viale Risorgimento al numero 41. Questa fu la nostra prima "Tenda della Riunione" per la nostra preghiera, per l'ascolto della Parola e per la celebrazione dell'Eucarestia. Era un luogo umile, ma caldo, intimo, familiare, come un Cenacolo dove abbiamo gettato il "seme" del Regno di Dio, che poi abbiamo visto crescere spontaneamente e misteriosamente "e come, noi stessi non lo sappiamo" (Mc 4,26)».
Il 6 Gennaio 1973 fu celebrato il primo battesimo in parrocchia. Capita che, parlando in assemblea, don Arturo, volendo ricordare l'età della parrocchia, chieda alla prima battezzata: "Chiara, quanti anni hai?".
>«Dopo l'esperienza di Viale Risorgimento, - riprende don Arturo - ci occorreva un luogo più grande. Ma nel quartiere ormai non c'era più spazio utile per un nuovo insediamento.
Nulla però è impossibile a Dio! E la nube s'alzò, e noi partimmo! Nel gennaio del 1975 piantammo il nostro accampamento in Via Gervasi, n. 26.
Era un poltronificio in vendita all'asta giudiziaria per fallimento. La somma per l'acquisto era per noi, soprattutto in quegli anni, assolutamente proibitiva: 85 milioni in contanti! Con un gruppo di fratelli e sorelle passammo tutta la notte in preghiera. La mattina si presentò inaspettatamente una persona, inviata dalla Provvidenza, che ci regalò gli ottantacinque milioni!».
E un Sabato pomeriggio, insieme ci si mise in cammino, ogni bambino del corso di catechismo prese la propria sedia, se la appoggiò sul petto e senza fretta, uno dietro l'altro migrarono alla nuova sede.
Sul giornale parrocchiale "Comunità in Cammino" don Arturo ha scritto:
«Ora da molti anni siamo qui; Dio ha fatto di noi un grande Popolo: siamo circa cinquemila. Con la collaborazione di tutti, di anno in anno, abbiamo abbellito questo posto tanto che ai nostri occhi sembra veramente una Terra Promessa donataci da Dio, così come l'avevamo sognata.
A chi mi chiede: "Quando costruirai la Chiesa?", io rispondo: "Questa, così com'è, è la più bella chiesa della Romagna! Se l'avessimo dovuta costruire dalle fondamenta, l'avrei costruita così".
Qui abbiamo trovato lo spazio per ricavare ambienti e locali per tutte le attività della Parrocchia. In questa "Terra Promessa", ricevuta in dono: "Terra che - come Dio disse ad Israele - voi non avete lavorato, case che voi non avete costruito, vigne che voi non avete piantato" (Giosuè 24, 13), vogliamo abitare con l'animo di "pellegrini", nella povertà dei mezzi umani che ci ha permesso finora di essere fedeli all'essenziale, sempre in cammino verso la nostra "dimora stabile nei c/e//", che tutti ci attende (Cfr. Ebrei 13,14).
E ora come raccontare la storia che il Signore ha fatto con noi in questi anni trascorsi in questo luogo?
È una storia che il Signore ha scritto nel segreto di tanti cuori; una storia viva, straordinaria, misteriosa di una "rinascita" ad una "vita nuova", avvenuta "per opera dello Spirito Santo" che - dice Gesù - è come il vento che soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va (Gv 3,8); una storia che non può essere raccontata per iscritto. Il vento non scrive quello che mormora sotto la volta di una foresta, il mare non trascrive il gemito delle sue onde; allo stesso modo quello che c'è di più divino nel cuore dell'uomo non ne può uscire per mezzo della scrittura.
Ora il Signore ci dia di guardare avanti. Ognuno di noi possa dire con S. Paolo:
"Questo soltanto so: dimentico del passato e proteso verso il futuro, corro verso la meta"».
Notiziario parrocchiale 2009